DISCORSO di COMMEMORAZIONE del 6 MAGGIO a VIRGILIO SCAPIN a VICENZA

Il 6 maggio 2011 a Vicenza è stata posta una targa in marmo con un ritratto di Virgilio Scapin realizzato da Nereo Quagliato, all’esterno della libreria, in Via Do Rode, che fu di Virgilio Scapin. Qui a seguito il discorso di Pio Serafin avvenuto a Palazzo Trissino sede del Comune di Vicenza nella occasione sopra menzionata.
Commemorazione per Virgilio Scapin e la Libreria-Galleria Due Ruote
Vicenza 6 Maggio 2011, Palazzo Trissino, Sala Stucchi

Buona sera tutti voi che siete intervenuti numerosi allo scoprimento della lapide in quella che fu per quarant’anni la libreria Due Ruote e che siete ora presenti a questa commemorazione. Quello che noi abbiamo commemorato in Contrà Do Rode e che stiamo commemorando ora qui in sala stucchi è in adempimento di un dovere che sentivamo come nostro a ricordo di Virgilio. Avendo io il compito di illustrare questa iniziativa, credo di dover anzitutto dire che ogni come ogni idea anch’essa ha avuto qualche ispirazione. Essa ha origine in qualche modo a Ca’ Foscari cui ci ricondurrà ripetutamente il ricordo di Virgilio che ci farà il prof. Perosa, che ringraziamo per la sua presenza con la quale onora la memoria di Virgilio Scapin.

Ca’ Foscari è stata l’università dove ha studiato Virgilio, dove ha studiato ed insegnato per tutta la sua vita il prof. Perosa, ed è stata l’università di Silvio Trentin che vi insegnò diritto pubblico fino alla promulgazione nel 1926 delle leggi fascistissime che obbligarono i docenti universitari al giuramento di fedeltà al fascismo. Ci furono in italia soltanto tre professori che rifiutarono di prestare quel giuramento e che preferirono la via dell’esilio: Nitti, Salvemini e Trentin.

Avvocato, deputato e professore, Trentin partì nel ’26 per il sud della francia per fare l’agricoltore e poi l’operaio tipografo.

Quando fu licenziato egli aprì a Tolosa una libreria, la “librairie du languedoc”, che divenne come scrisse Emilio Lussu una specie di ambasciata italiana, un punto di riferimento per tutti gli italiani –come nenni e I fratelli Rosselli- esuli in francia e per gli intellettuali di Tolosa. Dopo la morte di Trentin la città di Tolosa volle che all’esterno della celebre “librairie du languedoc” fosse collocata una lapide per ricordare che cosa essa fu dal ’34 al ’43. Da quell’esempio si è voluto quindi ricordare anzitutto la libreria-galleria due ruote e il luogo di cultura che essa seppe essere per un quarantennio dal 1962 al 2002 e che per vicenza rappresentò secondo Fernando Bandini “un aggiornamento vivace della nostra città, una fresca ventata di rovincializzazione.”

Una libreria prestigiosa a partire dalla sua famosa inaugurazione in occasione della quale Goffredo Parise pronunciò la nota parabola sulla vicentinità dal titolo “un sogno improbabile” alla presenza di guido Piovene e di Fernando Bandini. Una presentazione che l’autore del “ragazzo morto e le comete” concluse con queste parole: “il mio augurio è che sia una libreria di pensiero e non di prodotti. Per Vicenza, città intellettuale, veramente intellettuale, con una coscienza moderna, però molto in nuce, questa libreria significa un avvenimento importante, in certo modo commovente.” Così Virgilio si trasformò in libraio e cominciò l’avventura della sua vita.

E sappiamo bene che cosa abbia significato per la città quella libreria con la sua balconata dell’architetto tubini e con lo scantinato per le mostre d’arte, come ha voluto ricordare Sergio Perosa nelle sue parole scolpite sulla lapide. Nella sua realizzazione e nella sua collocazione, resa possibile anche grazie all’immediato consenso delle signore Nicolato proprietarie del negozio –e che ringraziamo- il comune ha voluto fare una scelta che andasse al cuore del mondo che fu di Scapin e ciò sia per la scelta del luogo sia per l’individuazione degli autori – Quagliato e Perosa- intendendo così commemorare non solo l’illustre concittadino, che la città ha voluto fosse sepolto nel famedio, ma anche quella libreria da cui sono passati I maggiori scrittori del secondo novecento. Abbiamo voluto che la lapide fosse collocata proprio in quel luogo dove Virgilio “fece casa e bottega, come ha scritto Perosa. Virgilio, a parte le domeniche, era sempre là.

Virgilio, si sa, non era un viaggiatore e le sue vacanze sono sempre state rarissime. Di ciò non si è mai vergognato, anzi si è sempre fatto vanto del suo essere fedele al suo dimorare a Vicenza. Volendo andare nel profondo del mondo di Virgilio, sono stati quindi due suoi grandi amici di lunghissima data –Nereo Quagliato e Sergio Perosa appunto- a comporla e saranno loro a ricordarlo a chi passerà per Contrà Do Rode: con il bassorilievo del 1971 e con l’epigrafe commemorativa dettata dall’insigne storico e critico di letteratura anglo-americana di Ca’ Foscari che con Scapin condivise gli studi all’università di Venezia. Il tutto sopra una splendida lastra di marmo cristallino con vene di quarzo che viene dalla Turchia, da una zona posta tra il mar di marmara e il mar Egeo, del peso complessivo di oltre 150 kg.

L’effigie caricaturale in bronzo che quagliato ha conservato per quarant’anni nel suo studio e che ora dona generosamente alla città va doppiamente nella direzione indicata sia per la profonda amicizia che ha sempre legato Scapin a Quagliato sia perché quella scultura, nella versione in terracotta, è stata molto amata da Virgilio che l’ha sempre avuta nel salotto di casa sua in Contrà S. Antonio prima e in Viale Verdi poi. A Nereo quagliato va quindi tutta la gratitudine dell’amministrazione comunale e della città per la sua generosità che ha ripetutamente manifestato con le sue recenti donazioni.

Rammento quella della quinta stazione della via Crucis per il monumento alle foibe e all’esodo inaugurata nel cimitero maggiore in occasione del “giorno del ricordo” in febbraio. E poi la donazione fatta per la sala che sarà allestita nei seminterrati palladiani della pinacoteca civica del nuovo chiericati dove saranno esposte otto statue donate alla nostra città.

E ancora la donazione per la sala allestita presso palazzo Thiene, sede storica della Banca Popolare. Su queste donazioni vorrei dire qualcosa. In un suo libro dedicato all’italia, “La reine albemarle et le dernier touriste” di cui sono stati conservati soltanto alcuni frammenti, Jean-Paul Sartre racconta delle frequenti donazioni che il Tintoretto faceva a Venezia perché non riusciva ad imporsi sul Tiziano che a Venezia imperava e che visse fino a quasi cent’anni e che per di più era un foresto, mentre lui era di Rialto. Era un modo per conquistare la scena in una città che preferiva Tiziano. Ma le donazioni di Quagliato non sono fatte per imporsi. Esse esprimono tutto l’amore dello scultore per la sua Vicenza e noi non possiamo che esprimere l’auspicio che la città sappia accoglierle con la grande disponibilità e la profonda gratitudine che esse meritano.

La lapide appena scoperta va al cuore della vita di Virgilio anche per l’autore dell’epigrafe, Sergio Perosa che abitò a venezia la stessa camera, ebbe gli stessi professori, fu come Virgilio prescelto dal professor Izzo di letteratura inglese per una borsa di studio a roma e assieme partirono per un soggiorno di studio a Londra, tanto da far dire a Fernando Bandini che la storia del loro sodalizio “sarebbe materia da romanzo”. E qui in sala stucchi saranno lo stesso Perosa e Walter Stefani, il memorialista che gli è succeduto nel ruolo di priore della confraternita della Venerabile Confraternita del Baccalà, che si addentreranno con I loro interventi ad evocare rispettivamente l’amicizia degli anni giovanili a Ca’ Foscari e gli anni successivi di Scapin. Nell’un caso e nell’altro da entrambi verranno contributi ad una miglior conoscenza quello che è stato per Vicenza lo scrittore, il libraio, l’attore, il priore.

Di lui ricorderemo il suo grande amore per la campagna, il suo grande amore per la vita. E’ stato un grande amico di tutta la comunità vicentina presso la quale ha svolto il ruolo di figura popolare ed autentica. Ci ha trasmesso una contagiosa gioia di vivere perché Virgilio è stato uno di quei personaggi che trovavano la loro felicità nel vivere assieme agli altri. Come sentivamo il bisogno della sua generosa vitalità, così adesso che Virgilio non c’è più ne avvertiamo la mancanza. In occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia mi è capitato di partecipare ad una commemorazione di Emilio Franzina che ha fatto cantare il “va pensiero” al pubblico.

Anch’io ho cantato ed ho provato un sentimento di commozione. Prustianamente ho cercato le ragioni di quella emozione ed ho scoperto che la mia “Madeleine” era il ricordo di Virgilio che in caneva da Firmino ci faceva cantare il “va pensiero”. Era un “va pensiero” che definirei didattico-pedagogico perché Virgilio, prima che finisse ogni verso, ci anticipava l’inizio del verso seguente. Con il suo “va ti posar”, “ove olezzano”, “l’aure dolci”, “del giordano” conduceva quei cori improvvisati di improbabili tenori e bassi fino al “che ne infonda” finale senza smarrimento alcuno nonostante il Vespaiolo di Firmino.

Per oltre 40 anni è stata figura fondamentale della vita culturale vicentina. Ne ricordiamo la prolificità letteraria nonostante il lavoro in libreria e i suoi sette libri restano qualcosa che la sua morte non può toglierci. E’ stata una figura autentica, popolare ed amata da noi vicentini che tutti abbiamo conosciuto come persona buona e generosa. “alla bontà si aggiunge la generosità ”, aveva scritto di lui Goffredo Parise. E Virgilio ripeteva sempre a chi lo ringraziava di qualcosa che: “chi gà da avere gà da dare” In una intervista, a chi gli chiedeva: “che tipo di ragazzo era?”, rispose: “buono, buonissimo. Sono rimasto così: ingenuo, candido senza artigli, un pacioccone in balia di ogni perfidia.” Diceva che se fossero entrati dei rapinatori in libreria si sarebbe anche messo a contar loro i soldi che aveva in cassa. E i vicentini che gli diedero l’ultimo affettuoso saluto in una cattedrale colma di amici riconobbero in lui le parole con le quali Parise lo aveva descritto quarant’anni prima, nel 1958: “quasi che il destino suo fosse di sorridere a tutto e a tutti come se il male, che pure esiste non fosse da prendere per niente in considerazione rispetto al bene che gli fa da riscontro. ” Grazie Virgilio!

Pio Serafin

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