PROFILO STORICO DEL VESPAIOLO

La vite nel vicentino sembra abbia origine nell’Era Terziaria; in particolare nell’alto vicentino sono stati rinvenuti a Salcedo, lungo il fiume Chiavone, reperti delle prime vitacee attribuiti al genere dell’Ampelophyllum. La metà del secolo scorso A. B. Massalongo classificò  l’impronta fossile di un grappolo d’uva e di una foglia di vite. E’ quindi probabile che queste vinacee (Ampelophyllum) abbiano dato origine, dopo le glaciazioni, a viti spontanee e selvatiche e da queste alla Vitis Vinifera.

Un avvenimento viticolo importante per la provinicia vicentina accadde alla fine nel 1200 dove a Vicenza su iniziativa della Podesteria Vicentina viene decretato il disboscamento a favore della vite. Nel frattempo,1295, a Bassano (cittadina contesa per più di cent’anni tra Padova e Vicenza), viene redatto un codice vitivinicolo, Codice “Vineale “o “Vignale o Statuti di Bassano, che è il precursore di quello che oggi potrebbe essere chiamato “disciplinare di produzione”. Il codice è composto da 345 articoli, molti dei quali riguardano la vendemmia, la vinificazione, la denuncia delle uve e del vino e alcune disposizioni particolari sono riservate al vino bianco che necessita di una autorizzazione per la vendita, per questo sottoposto a controlli molto severi. In questo periodo la vite è generalmente coltivata “bassa” in collina e i vini sono prevalentemente bianchi a elevata gradazione, mentre in pianura è coltivata “alta” appoggiata a sostegni vivi o morti e i vini sono rossi.

Nei primi anni del Quattrocento, la Repubblica Serenissima di Venezia conquista il Veneto e con esso l’alto vicentino, modificando il paesaggio della terraferma, si costruiscono le prime ville attorno alle quali si articola una efficiente azienda agricola. Vengono potenziate le vie fluviali del vicentino per agevolare l’arrivo del vino a Venezia, e la nobiltà terriera vicentina ottiene dal Governo di Venezia protezione, privilegi ed esenzione dai dazi. In questo periodo storico il Vespaiolo entra di forza anche nei racconti degli avvenimenti del tempo. Si ricorda che quando Carlo V, Re giovane e bello, scese in Italia dall’Austria per incontrarsi con Papa Clemente VII a Bologna, soggiorna a Sandrigo dove, ospite di Cassandra degli Arnaldi, vedova di Bernardino Sesso , ottiene in regalo un considerevole numero di botti di vino bresparolo.

Nel 1610 Andrea Scotto nel suo “Itinerario”, elogia la produzione vinicola vicentina e cita Breganze “famosa per i vini dolci e saporiti che produce” In un’altra interessante pubblicazione del 1754, “Il Roccolo”, Aureliano Acanti scrive con toni entusiasticamente convinti e compiaciuti che “sovra tutto, senza punto esitare, asserisco non esservi niun’altra Provincia (d’una sola Città intendo dire, e d’un sol Contado) che tante specie, e sì varie, e sì differenti, e sì delicate di vini produca, quante ne produce la nostra”. In quest’opera poetica che rappresenta una sorta di guida enologica della provincia di Vicenza, vengono citati trentacinque vini prodotti nel vicentino e Breganze appare tre volte. “… si trastulli con quel grato Vespaiolo Breganzino, che a parer d’uomo Togato è miglior d’ogni altro vino…”continua poi nelle note a piè di pagina spiegando che qualcuno lo fa anche appassito “ … ed è uno dei più eccellenti liquori, è veramente saporitissimo”.

L’Ottocento è il secolo di radicali cambiamenti per la viticoltura vicentina: scompaiono molti vitigni e vengono sostituiti da altri provenienti dalla Francia.

Nel 1855 a Vicenza, in occasione della prima “Mostra dei prodotti Primitivi del Suolo”, viene fatto un catalogo che elenca 120 varietà e uve a bacca rossa e 77 a bacca bianca dove compare anche la vespaiola o bresparola come chiamata in loco. L’uva Vespaiola viene chiamata così perché il suo succo è particolarmente amato dalle vespe. Il vitigno è di origine ignota, forse meridionale (come attestato in un Bollettino Ampelografico stampato a Roma nel 1881in cui si dava certa l’origine in località Bucchianico della vespaolora), forse francese (come citato del volume “Principes de la plantation et de la culture du Chasselas etr autre vignes précoces” edito a Parigi nel 1811 dove citava le vesparol qui n’est pas moins sucré et que les guèpes on dévoré long-temps avant les vendanges, aussi on néglige de le cultiver dans ce pays, parce qu’il ne va jamais à la cave), certamente importato a Breganze dai nobili vicentini per soddisfare i gusti dei veneziani nei loro soggiorni nelle ville vicentine.

Le testimonianze storiche del vespaiolo nell’800 sono scarse forse per colpa delle stesse vespe che danneggiando il raccolto rendono poco redditizia la coltivazione. La diffusione della vite viene arrestata anche all’inizio del 900 a causa dalla fillossera e dell’incombenza delle guerre mondiali.

Infatti, dopo la seconda Guerra Mondiale, a causa dei danni riportati ai vigneti, inizia, per la zona di Breganze una nuova fase viticola, incentivando anche la messa a dimora di barbatelle di vespaiolo.

Arriva nel 1969 con il Dpr del 18 luglio la prima Denominazione d’Origine Controllata per la provincia di Vicenza: “Breganze”, riconoscendo come vini DOC “Breganze Rosso”, “Breganze Cabernet”, “Breganze Pinot Nero”, “Breganze Bianco”, “Breganze Pinot Bianco” e “Breganze Vespaiolo”, (Gazzetta Ufficiale del 4.9.1969).

La vespaiola è una varietà a bacca bianca che ha un ciclo vegetativo abbastanza lungo e che matura alla ultima decade di settembre; ha bisogno di una potatura lunga poiché i germogli delle prime gemme non sono fertili. Ama i terreni collinari di origine vulcanica e le ghiaie, posti in siti soleggiati e arieggiati. Il vino, che presenta una interessante predisposizione all’invecchiamento, ha un colore paglierino con riflessi verdolini in gioventù, un profumo di buona intensità, elegante e non aggressivo, con sentori floreali e fruttati come l’acacia e gli agrumi per evolversi in mela cotogna, mandorla e gradevoli note minerali con l’affinamento. In bocca presenta una freschezza invidiabile per la presenta di una naturale acidità, che lo rende adatto a piatti impegnativi, anche grassi e untuosi.

A Vicenza lo si sposa tradizionalmente con gli asparagi alla bassanese e il baccalà alla vicentina, ma altrettanto bene accompagna piatti di pesce anche crudo.

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